È Juncker l’unico a frenare un accordo rapido per l’uscita dall’UE
L'ex PM del Lussemburgo è stato nominato nel 2014 per il primo posto a Bruxelles nonostante l'opposizione di David Cameron
JEAN-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, è stato il vero artefice della Brexit.
Nessun altro. Né Boris Johnson né Michael Gove hanno avuto un ruolo più preponderante.
L'ex premier del Lussemburgo è stato scelto nel 2014 per ricoprire la massima carica a Bruxelles, nonostante l'inflessibile opposizione da parte di David Cameron, il quale sapeva già che una tale nomina sarebbe stata difficile da digerire oltremanica.
Sfacciato sostenitore di un unione federale, con tanto di politiche fiscali e assistenziali comuni, esercito e corpo di polizia europeo, la nomina di Junker ha completamente infranto l'illusione che la voce del Regno Unito godesse di una qualche considerazione a Bruxelles.
Inoltre, durante il processo di rinegoziazione, si rifiutò di permettere a Cameron di recuperare anche un singolo potere.
Il leader conservatore tornò dai colloqui visibilmente a mani vuote e gli elettori inglesi conclusero, giustamente, che l'unico modo per ottenere accordi migliori fosse quello di uscire dall'Unione.
Ora, Juncker afferma che le posizioni di Regno Unito e UE sono così distanti che le trattative su una nuova relazione sono, con tutta probabilità, destinate a fallire.
Secondo le indiscrezioni trapelate dopo una cena privata a Downing Street (senza dubbio provenienti da fonti a lui vicine), Juncker sarebbe ormai "dieci volte più convinto” che non ci sarà nessun accordo.
Le ridotte probabilità di successo delle trattative sono imputabili, semmai, al fatto che nessun ministro inglese avrà voglia di intrattenere colloqui privati con l'ex premier del Lussemburgo.
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Certamente non dopo che Juncker (o un membro del suo entourage) ha attaccato senza esitazione Theresa May tra le pagine di un quotidiano tedesco, subito dopo aver definito "costruttivo" l'incontro svoltosi in precedenza.
L'irascibile eurocrate ha chiarito fin dall'inizio che le trattative si sarebbero protratte in un'atmosfera di sfiducia.
Non ho alcun modo di sapere cosa si siano detti al numero 10 di Downing Street, ma ipotizzo che la versione di Junker, come molte fughe di notizie, sia stata fatta per interesse.
Ed è un vero peccato, poi, constatare che certi giornalisti inglesi eurofili abbiano deciso di mettere da parte il proprio cinismo e abbiano accettato una tale versione senza battere ciglio.
Ancora più patetica è stata la reazione dei principali partiti di opposizione.
Messi di fronte a una scelta tra Theresa May, a cui stanno a cuore gli interessi del paese, e un eurocrate che, per sua stessa ammissione, si batterà affinché la Brexit generi i risultati peggiori per il Regno Unito, le opposizioni si sono schierate a favore di quest'ultimo.
Keir Starmer, del partito laburista, afferma che l'incontro è stato "un'ulteriore conferma che l'approccio rigido e compiaciuto di Theresa May verso i negoziati per la Brexit rischia di portare il Regno Unito sull'orlo del baratro."
Il leader dei Lib Dem, Tim Farron, concorda: “È chiaro che il governo non sa cosa sta facendo e sta portando il paese verso una disastrosa hard Brexit”.
Tuttavia, anche se prendiamo l'affermazione di Junker per quello che è, questa dimostra esattamente il contrario.
Theresa May ne emerge come un'adulta che cerca di trovare dei modi per lavorare più da vicino con i nostri alleati europei dopo l'uscita.
È Juncker, invece, a dare l'impressione di schierarsi a favore della peggiore hard Brexit, seminando con stizza ostacoli lungo il percorso di cooperazione.
In altre parole, i due partiti inglesi che hanno passato l'ultimo anno a metterci in guardia contro una hard Brexit, sono ora talmente accecati dalla loro opposizione alla premier che si stanno allineando con chi desidera avere una Brexit il più difficoltosa possibile.
Questo vale anche per le questioni che sono diventate i loro principali cavalli di battaglia, vale a dire i diritti dei cittadini europei già presenti nel Regno Unito e quelli degli inglesi che abitano in altri paesi europei.
È ormai evidente che un accordo rapido è ora ostacolato da parte di Bruxelles.
Eppure, il partito laburista e i Lib Dem si stanno allineando con l'Unione Europea, schierandosi non solo contro il governo inglese, ma anche contro le loro precedenti posizioni.
*Daniel Hannan è un membro conservatore del Parlamento europeo e autore di “What Next: How to get the Best from Brexit”.